Il lago Caprara

Il lago Caprara

Lassù a 2288 m di altezza, all’estremo limite sud-ovest della valle del Drogo, occhieggia, incastonato fra le rocce appena sotto la bocchetta di Lendine, tra il pizzo Campanile a nord e il Pizzaccio a sud, l’incantevole lago Caprara.

La valle del Drogo, laterale orografica destra della valle San Giacomo o valle Spluga, è piacevole in tutte le stagioni. Ho tuttavia atteso la primavera e in particolare la fioritura dei Rododendri che, a mio parere, dona un notevole valore aggiunto alla già superlativa bellezza della vallata. Con questo scopo, da attento fotografo, per valorizzarne al meglio il fascino, ho scelto un itinerario un poco più lungo ma esteticamente appagante. L’escursione, adatta ad camminatori preparati, prevede circa 1400 m. di dislivello positivo per oltre tre ore di cammino. Si può eventualmente appoggiarsi al bivacco Valcapra posto a quota 2164 m.,  un centinaio di metri sotto il lago Caprara.

All’altezza di san Giacomo Filippo, lasciamo la S.S.36 del lago di Como e dello Spluga seguendo le indicazioni per Olmo (1056 m.). Parcheggiata l’auto nei pressi della bella Chiesa SS.Trinità, grazie alle paline indicatrici, individuiamo facilmente il sentiero che sale all’alpe Laguzzolo e il vicino lago Grande, nostra prima tappa. Il tracciato è evidente e tenuto davvero molto bene. Buona parte di questo si snoda al riparo di un magnifico bosco di larici sino agli ampi pascoli ove sorgono le baite di Laguzzolo (1768 m.). In questa stagione la quota è ideale e già qui lo spettacolo e i colori dei Rododendri in fiore lascia senza fiato. Le baite quasi tutte ottimamente ristrutturate, praticamente degli chalet, sembrano costruite in una gigantesca magnifica fioriera naturale. Superiamo il borgo e di nuovo nel lariceto raggiungiamo in breve il lago Grande (1889 m.). Luogo ameno e bellissimo, con rododendri ovunque ad incorniciare e colorare le sponde ombreggiate dai larici. La silenziosa quiete è rotta soltanto dall’ipnotico tambureggiare di un picchio. Ci lasciamo alle spalle il lago e con un sempre agevole sentiero scendiamo all’alpe Lendine (1710 m.) Anche qui le baite sono ben tenute, ma la sensazione è quella di un vero e proprio alpeggio, un tuffo nel passato con le mucche che pascolano tranquillamente tra le case. Con un ultimo sforzo ci dirigiamo a ovest verso la già visibile bocchetta di Lendine. Ora il sentiero è decisamente più impegnativo, sia per il fondo che per la pendenza a tratti assai marcata. Nondimeno è ben visibile e ottimamente segnalato. Esso ci conduce con una serie di tornantini fra magri pascoli e pietraie dapprima alla balza del bivacco Valcapra (2164 m.) e poi più agevolmente al lago Caprara. Il luogo è contemporaneamente selvaggio e affascinante, isolato e totalmente silenzioso. Qui si inizia a percepire il senso dell’alta montagna. La vista è evidentemente strepitosa. Soprattutto a oriente verso le Retiche, con il pizzo Stella e il Galleggione in primo piano e in lontananza la val Bregaglia e l’Engadina dominata dal Bernina, dalla cima di Castello, il gruppo delle Sciora, il Cengalo e il Badile. Il rientro per la stessa via, evitando magari, per brevità, di ritornare a Laguzzolo e scendere invece  direttamente a fondovalle, passando per l’alpe Corseca e Zecca.

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